C’è un pezzo di Italia che si è stancata di veder partire i figli in cerca di lavoro e di veder dare la colpa ad altri figli scappati dalla fame e dalla guerra che cercano riparo da noi.
C’è un pezzo di Italia che vorrebbe che le tasse fossero destinate ad ospedali e scuole che funzionano e non a cliniche e ad ambulatori privati.
C’è un pezzo d’Italia che vorrebbe controlli pubblici funzionanti sulle condizioni di lavoro e sulla sicurezza.
C’è un pezzo d’Italia stanca di aspettare un futuro migliore e che sta al lavoro fino a 67 anni, guardando i figli precari fino a 40 anni.
C’è un pezzo d’Italia stanca di vedere i milionari spiegare ai poveri che essere poveri è colpa dei poveri e chiedere di pagare sempre meno tasse.
Questa Italia l’hanno costruita Letta e Salvini Renzi e Meloni con Berlusconi a fare da ispiratore.
Ognuno ci ha messo il suo pezzettino.
Gli italiani stanno male e i furbacchioni fanno demagogia strumentalizzando le questioni come migrazioni, Unità Europea, debito pubblico ed evasione fiscale, usandole come clave anzichè curarle.
Intanto le tasse sui ricchi sono state abbassate e le tasse sui poveri sono state aumentate: giù le tasse di successione per i grandi patrimoni su le tasse sulla benzina che paghiamo tutti.
Il m5s ha ottenuto la realizzazione del primo aiuto importante per i poveri: il reddito di cittadinanza e si è intestato un’agenda sociale importante distante dall’agenda Draghi che gli altri partiti vogliono continuare a seguire e si è dichiarato contrario a spedire le armi un Ucraina e ad aumentare le spese militari.
Perché il m5s non si impegna in questa battaglia con coloro che queste priorità le hanno da sempre? Perché non si crea un polo popolare – veramente popolare – con Unione popolare? Che ci fanno Sinistra Italiana e i Verdi con Calenda ed i nuclearisti? Santoro e Montanari vogliono impegnarsi? Benissimo!
Il m5s rimetta in campo la volontà di partecipazione popolare che lo ha fatto nascere e partiamo.
Non è detto per nulla che debba vincere la Destra con le sue falsità.
Ma se lasciamo il PD a difendere l’esistente, quel pezzo d’Italia di cui parlavamo non andrà a votare e la colpa sarà di chi ha chiuso gli occhi ed ha chiesto ancora fiducia per l’ennesima fregatura!
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Non è corretto accusare di collusione mafiosa il candidato Lagalla ed i candidati che lo sostengono. Anche il candidato di Forza Italia, che e stato arrestato con l’accusa di avere stretto un patto coi mafiosi per avere più voti, fino a sentenza definitiva va considerato innocente anche se la sua immagine per la sua lista non è certo motivo di vanto.
La questione è la qualità dell’offerta politica: perseguire il bene comune non è una scelta ideologica. È la scelta politica più feconda e produttiva di benefici per tutti, nessuno escluso. Per intenderci la ricerca del bene comune a lungo termine può risultare utile anche per i più rapaci e arraffoni, che se ne avvantaggerebbero insieme a tutti gli altri cittadini.
Una politica miope, intenta a guardare solo ai vantaggi immediati, nella quale elettori ed eletti si chiedono solo quale tornaconto possono trarre dal voto, è desertificante ed il deserto civile che si produce è l’habitat ottimale per le mafie, perché queste prosperano quando il settore pubblico è sgangherato e permeabile agli interessi particolari.
Per questo una politica di bocca buona, egoista, all’insegna della furbizia e del sodalizio opaco o comunque non trasparente, una politica per la quale i voti non hanno odore o sapore, condanna la nostra città a rimanere terra di compromesso per tanti e terra d’origine della migrazione dei giovani più volenterosi.
Infine è necessario dare risposte a chi afferma che l’amministrazione che sta tramontando – in modo tanto misero – ha sempre rivendicato la propria estraneità alle logiche clientelari ed ha prodotto lo sfacelo che abbiamo davanti.
Avete visto qual è lo stato della macchina amministrativa del Comune? Con non pochi dipendenti che partecipano in orario di lavoro a manifestazioni politiche in favore di candidati che hanno animato l’opposizione? Questa è la macchina con cui ha lavorato Leoluca Orlando ed una responsabilità a nostro avviso non può essergli negata: avere lasciato passare gli ultimi anni senza fare un tagliando coraggioso a questi uffici premiando i meritevoli, mettendo in sesto le situazioni critiche e denunciando in ogni modo la carenza di forze umane per il funzionamento della città.
Comunque è certo che nessuno potrà salvare Palermo se non noi stessi palermitani. Non possiamo sperare di ottenere risultati differenti comportandoci come sempre. Dobbiamo uscire dalla sfera dei “fatti nostri” e occuparci, con un minimo di buona volontà dei temi comuni. Delle questioni del Comune.
Nessuno verrà da fuori a mettere a posto le cose.
E questo vale per Palermo come per qualsiasi altro luogo.