Mi chiamo Tiziana Pesce e sono la figlia di due figure che hanno dato molto all’antifascismo e agli ideali di giustizia e libertà scritti nella nostra Costituzione.
“Reggere alle tempeste anche senza il fucile”.
Questa frase significativa (che ho rubato allo storico Franco Giannantoni, caro amico) racchiude il loro percorso di vita. Una vita dove le delusioni sono state superate dagli ideali e dove le battaglie perse sono state uno stimolo in più per proseguire nel cammino.
Mia madre, quando andava nelle scuole iniziava col dire di essere molto felice di quegli incontri con i ragazzi, non tanto per dire loro di quanto i partigiani erano stati bravi o eroici, ma soprattutto per far conoscere loro le motivazioni che, in quell’epoca, 75 anni fa, nella situazione del Paese in cui loro si erano trovati, volevano riconquistare nel loro Paese non solo la libertà e la democrazia, ma avevano combattuto anche per dei valori che ritenevano fossero ancora molto validi, che dovrebbero essere alla base del vivere civile, di giustizia sociale, di tolleranza, di solidarietà.
E sempre nelle sue il monito contro le guerre, che portano terrore, fame, bombardamenti, e ci teneva a dire che quella guerra, che non avevano voluta loro, era stata scritta, più che con l’inchiostro, col sangue di 50 mila partigiani caduti in battaglia o massacrati dai nazifascisti.
Come figlia devo dire che la loro determinazione è stata di grande esempio, perché è sempre stata prioritaria, è stato un percorso che li ha accompagnati fino alla fine. Loro due sono stati tra i protagonisti di un periodo irripetibile. Hanno attraversato insieme il secolo breve, in realtà lunghissimo, con una forza morale ed etica che derivava dalla passione civile, da profonde ragioni ideali, umane e politiche.
Nella mia formazione culturale sono stati due stelle comete, la cui scia non si disperderà mai.
Mio padre ha sempre continuato a credere che il messaggio della speranza mai sarebbe stato abbandonato, ma sarebbe stato la forza da proiettare nel futuro in momenti difficili. E devo dire che questo mi ha sempre aiutato a non arrendermi, e credo che oggi più che mai questo messaggio sia attuale, in una società corrotta, arida di contenuti, dove si vogliono negare i principi della Costituzione, dove si vorrebbe delegittimare una pagina decisiva della nostra storia democratica come è stata la Resistenza
Un altro aspetto, non meno importante che ha influito moltissimo nella mia maturazione è stato quello della loro grande modernità, che significa una grande apertura verso i giovani e il loro mondo, spesso di grandi contraddizioni, ma anche di spinte propulsive per il futuro. Ricordo i tanti giovani del movimento studentesco che frequentavano la nostra casa, soprattutto durante gli anni ’70, che si confrontavano soprattutto con mio padre, che era un po’ considerato un mito vivente, il comandante partigiano Visone, il gappista che aveva raccontato le sue gesta e quelle dei suoi compagni in” Senza tregua. La guerra dei GAP”, l’uomo che aveva compiuto imprese di sovrumano coraggio, non solo durante il periodo della Resistenza nel nostro Paese, ma anche nelle Brigate Internazionali, in Spagna contro il Franchismo. L’uomo insignito della Medaglia d’oro al Valor Militare da De Gasperi, l’uomo ”inaccessibile allo scoraggiamento” come riporta la motivazione di questa onorificenza.
Continuare il loro cammino per me significa partecipazione al mondo che ci circonda, significa interesse e impegno culturale e politico. Ricordo tante manifestazioni che mi hanno vista partecipe, essere presente per ribadire tanti no, al razzismo, allo stravolgimento della Costituzione, e l’emozione di sfilare nei cortei con le bandiere rosse al vento simboli del loro percorso, e poi gli incontri, le strette di mano, gli scambi di opinioni, e ti senti bene, ti senti parte di quel mondo che ti appartiene.
Proseguire nell’impegno, significa anche “restare umani”, nonostante tutto.
Credo sia proprio questa umanità che fa vivere il ricordo di persone come loro, e ce li rende amici e soprattutto vivi.
Le azioni finiscono con la vita, e certamente vanno sempre riconosciute e ricordate, ma anche l’umanità, la simpatia vivono nel ricordo. E continuano ad essere d’esempio, e a parlare tanto e tanto a lungo.
E, per concludere, nel cuore di mio padre è rimasta sempre e sopratutto la Spagna. Perchè rappresenta il primo momento di contatto con la guerra, il combattere in prima persona, un’esperienza tremendamente forte, in cui anche la morte diviene una presenza drammaticamente vicina. Si era avvicinato a quell’esperienza a solo 18 anni, e il viverla ha permeato completamente la sua visione della vita e inciso sulla sua crescita. Resta anche l’elemento di quelle schegge che gli rimasero conficcate in corpo per tutta la vita, come un quotidiano rammentatore dei giorni passati.
Quindi il ricordare quelle pagine gloriose che sono state la guerra di Spagna e la Resistenza, ricordare chi ha combattuto, chi ha perso la vita, deve essere un modo affinché le giovani generazioni sappiano ciò che è stato, perché non si ripeta, nella speranza che, con la scomparsa di coloro che hanno combattuto per la libertà delle persone, siano in tanti a “raccogliere il testimone.”
Tiziana Pesce
Giugno 2020